RECUPERO AREA EX-ANSALDO MILANO PER I NUOVI PADIGLIONI DELLA CITTÀ DELLE CULTURE - MUDEC
INFO
Sede: Milano
Committente: Comune di Milano
Periodo lavori: 2008 – 2014
Importo complessivo lavori: 44,2 milioni di euro
All’interno dell’area ex Ansaldo di Milano è stata realizzata la nuova Città delle Culture, progetto affidato all’architetto David Chipperfield e realizzato dal Comune di Milano. Il fabbricato è caratterizzato dal riutilizzo di un grande spazio di un’area industriale rimasta praticamente inalterata nel corso del suo primo secolo di vita e dalla realizzazione di due fabbricati, uno dei quali destinato al Centro delle Culture Extraeuropee. Il fabbricato, oltre ad avere una facciata realizzata in zinco titanio presenta un atrio a tutta altezza completamente vetrato con geometria planimetrica a rosa camuna. Il corpo principale del progetto, sviluppa complessivamente 85×90 metri di impronta sul terreno, con una profondità di 14 metri realizzati attraverso il posizionamento di 360 metri di paratie con conci in cls da 100x60cm. Complessivamente sono stati sbancati 65.000mc di terra per poter realizzare i due piani interrati mentre per una sola parte dello scavo vi è anche un terzo livello interrato dove sono installati i vari impianti per il funzionamento degli spazi museali.
La struttura dei piani interrati è stata cantierizzata attraverso travi e pilastri in calcestruzzo armato, mentre gli orizzontamenti sono stati realizzati attraverso il posizionamento di predalles fino alla quota zero. Una volta fuori terra, la maglia strutturale cambia, i pilastri ripartono in falso per andare a disegnare i vari padiglioni del museo e del grande atrio centrale vetrato. L’atrio d’ingresso è caratterizzato dal posizionamento di 1.500 pz prefabbricati di cassettone Isocel varati all’interno di una maglia quadrata di 7,60 x 7,60 m. Lungo l’asse di via Tortona il fabbricato storico è stato oggetto di una manutenzione straordinaria volta alla conservazione di tutti gli elementi caratteristici dell’edilizia industriale ma al tempo stesso con il fine di ripulire gli spazi dalle alterazioni interne ed esterne dovute al passaggio del tempo. Nello specifico, ad opera di restauratori esperti, sono stati ripristinati gli elementi decorativi di facciata attorno alle aperture delle finestrature mentre internamente al fabbricato è stato posizionato un nuovo cappotto termico per poterne garantire prestazioni migliori a livello energetico.
La caratterizzazione architettonica dell’edificio, nettamente diversa nelle tre aree omogeneamente funzionali in cui si suddivide, ha influito e indirizzato tutta la progettazione strutturale dell’insieme. Le sale sono formate da una serie di parallelepipedi con dimensioni in pianta molto diverse fra di loro, multipli del reticolo base di riferimento di m 1,30×1,30 a sua volta sottomultiplo della maglia dei pilastri inferiori. Tali volumi di diversa altezza formano una sorta di catena irregolare circolare, al cui centro è collocata una grande hall vetrata. Le pareti delle sale raramente coincidono con la maglia dei pilastri da m 7,80 per7,80, in quanto il visitatore deve percepire lo spazio interrotto da soli piani e pareti, oltre a ciò la disposizione planimetrica delle divisioni interne non è regolare ed anche le solette di copertura degli ambienti non sono complanari tra di loro, tutti questi fattori hanno richiesto uno studio maggiormente approfondito delle strutture.
Da ciò è scaturita l’idea strutturale di realizzare a quota +5,06 un elemento separatore, solaio di copertura del piano terra sp 100cm, che consentisse una transizione di schema statico. Considerando che l’unico elemento in comune fra i due schemi è il reticolo da m 1,30×1,30, si è deciso di adottare questo parametro come modulo dell’elemento separatore formando così un graticcio cassettonato con maglia m 1,30×1,30. A tale funzione eminentemente strutturale, è stata quindi assegnata anche una valenza architettonica e costruttiva. Tutta la dotazione impiantistica del museo è a scomparsa e percorre gli spazi all’interno di un plenum ricavato nella pavimentazione sopraelevata di ben 50 cm dall’estradosso della soletta in cls armato.
Superiormente il pavimento è stato realizzato attraverso lastre in pietra lavica da 3 cm tagliate secondo due moduli precisi che si sono ripetuti per tutti gli spazi museali e che assieme alla nuova maglia strutturale ne hanno dettato qualsiasi tipologia di allineamento all’interno degli spazi. Internamente le pareti dei vari padiglioni sono state controplaccate attraverso un particolare pannello mdf prodotto da Valcromat colorato in pasta e di classe 0 di reazione al fuoco.
LAVORAZIONI
La struttura metallica e la facciata vetrata dell’atrio – realizzata con Stahlbau Pichler
La struttura dell’atrio centrale è interamente realizzata in acciaio S355JR e S275JR verniciato di bianco sagomato opportunamente per seguire la geometria a rosa camuna espressa dagli elaborati progettuali. Nello specifico la struttura metallica realizza una doppia gabbia che consente di avere uno spazio sufficiente al proprio interno per operare e svolgere le varie attività di manutenzione. 54 tubi verticali posti lungo il perimetro esterno formano la prima gabbia, tutti Ø 273x16mm di spessore, sono dotati di nasi posti lungo le radiali, ai quali si aggrappano putrelle realizzate in Ipe 160 e tubi diam 60.3x5mm per la formazione della gabbia interna metallica. La parte della copertura è caratterizzata da una trave di bordo che giuntata per ogni suo piccolo elemento contente di chiudere l’intera struttura staticamente.
La parte superiore è cieca ed è stata realizzata partendo dall’esterno con una scossalina in alluminio preverniciato, lastra di compensato marino da 20 mm, manto impermeabilizzante a base bituminosa, supporto puntuale per lastra di compensato marino, elemento stabilizzante del montante verticale, isolamento termico con doppia lastra di polistirene estruso, elementi di ancoraggio del montante della facciata vetrata alla struttura in acciaio retrostante.
Esternamente e verticalmente la gabbia metallica è rivestita da lastre in vetro opalino che ne caratterizzano l’aspetto finale, la vetrocamera è composta da un doppio vetro stratificato con interposto uno strato in pvb opalino e un ulteriore film interno ad assorbimento termico. Il vetrocamera, del tipo doppio stratificato, è composto da: lastra esterna extrachiara 66.2 con pvb opalino, intercapedine d’aria 16 mm, lastra interna float 44.2 ad assorbimento termico. Internamente sono stati posizionati corpi illuminanti per poter aumentare l’apporto illuminotecnico durante le stagioni particolarmente prive di illuminazione naturale. Nella parte più bassa dell’altrio, lungo il percorso dei fruitori del museo è stata realizzata una sezione con delle vetrine in modo da poter accogliere particolari opere, le vetrate sono realizzate attraverso vetro curvo extrachiaro stratificato 10+10 mm mentre il pavimento sopraelevato ha finitura in pietra lavica come il resto del museo.
Facciate esterne in zinco titanio – I corpi museali esternamente sono caratterizzati dal rivestimento in lastre di zinco titanio aggraffate. Il sistema di aggraffatura angolare è caratterizzato da una giunzione longitudinale di 12mm tra le lastre, quest’ultime sono state profilate e successivamente aggraffate attraverso appositi macchinari portatili con conseguente razionalizzazione delle operazioni lavorative e riduzione degli oneri d’installazione. La massima flessibilità dimensionale delle lastre (interasse e lunghezza variabili) ha consentito di poter rivestire ogni parte dei fabbricati fuori terra con le loro geometria differenti tra i vari padiglioni. Le lastre sono state ancorate alla facciata attraverso una sottostruttura di supporto che forma una camera ventilata continua attraverso una lamiera grecata preverniciata con profili W di ventilazione. La finitura superficiale è realizzata attraverso la versione prepatina graphite-grey zinco al titanio (lega Zn-Cu-Ti) conforme alla norma DIN EN 988, alla certificazione sul controllo della qualità EN ISO 9001, al marchio Quality Zinc rilasciato da TUV, al certificato IGEF, alla dichiarazione ambientale ECO. La prepatinatura avviene mediante un processo di decapaggio tale da non alterare la superficie del laminato, permettendo la formazione della patina naturale.
Controsoffitti fonoassorbenti – I controsoffitti realizzati con prestazioni fonoassorbenti al piano superiore destinato a bouvette e ristorante e nell’auditorium per le conferenze, impiegano tecnologia StoSilent Panel, un sistema realizzato con granulato di vetro riciclato espanso e legante a base di resina epossidica, dal peso specifico compreso tra 320 e 350 kg/m³ circa. Disponibile in due tipologie, il sistema StoSilent Panel è stato qui impiegato nella variante Superfein realizzata con lastra portaintonaco rivestita su entrambi i lati da un tessuto in fibra di vetro, caratterizzata da basso peso ed alta rigidità, alla quale è stato successivamente applicato a spruzzo un intonaco fonoassorbente con un consumo tra 2700 e 3500 g/m², per uno spessore compreso tra 1 e 2 mm circa. I controsoffitti così realizzati permettono di ottenere un potere fonoassorbente compreso tra 0,50-0,80 αw. e di rientrare nella classificazione al fuoco B1. La caratteristica del sistema StoSilent Panel è anche quella di consentire la realizzazione di una superficie in continuo fino a 200 m² senza giunti.
Controsoffitti tesi – All’interno delle sale espositive è stato messo in opera un particolare controsoffitto Barrisol traslucido termoteso. Il telo, rientrante in classe 1, senza ftalati, garantito 10 anni, antifiamma, è stato installato attraverso l’utilizzo di un profilo in alluminio a scomparsa chiamato sistema Barrisol Star (BS 350/01)in grado di tensionarlo. La caratteristica principale del telo è che pesa solo 180 g /m2 e al suo interno contiene molecole di memoria che gli consentono di poter tornare alla planarità di messa in opera anche dopo essere stato sottoposto a sforzi meccanici dovuti a cadute accidentali di qualsiasi oggetto contenuto nel controsoffitto. Il controsoffitto Barrisol è stato realizzato nella tipologia Doppio Telo: al disopra del telo traslucido (Tipo Blanc Venus) , ad una distanza di 8 cm. dallo stesso, è stato installato un telo trasparente (Tipo Nereide) che permette di trattenere eventuali polveri o cadute di materiale e/o infiltrazioni d’acqua, impedendone il deposito sul controsoffitto luminoso. In questo modo viene garantita la pulizia del controsoffitto luminoso, senza la necessità di ricorrere al alcuna manutenzione.
Impiantistica – Il progetto prevede lo sfruttamento dell’acqua di falda quale elemento di scambio termico nelle centrali termofrigorifere realizzate all’interno di ogni edificio. Tale soluzione impiantistica esclude di fatto la necessità di realizzare centrali termiche e frigorifere di tipo convenzionale. Il prelievo dell’acqua dalla falda avviene attraverso 6 pozzi di presa, dimensionati al fine di garantire alle centrali termofrigorifere dei vari edifici la giusta quantità di acqua necessaria, sia in fase estiva che in fase invernale, per la condensazione delle pompe di calore. La reimmissione in falda è garantita da 8 pozzi di resa, ubicati lungo la via di accesso all’intero complesso. Ogni pozzo di prelievo dell’acqua di falda è allacciato ad un anello di distribuzione interrato grazie al quale è possibile alimentare gli scambiatori installati nelle centrali termofrigorifere di ogni edificio. L’installazione di inverter dedicati rende ogni pozzo completamente autonomo e assicura di fatto un migliore utilizzo dell’intero impianto di condensazione, anche in caso di malfunzionamento di una pompa, garantendo il corretto funzionamento delle macchine di generazione dei fluidi. All’interno degli edifici, le aree tecniche sono concentrate in zone ben definite, senza intralcio con l’attività del complesso anche per quanto ne riguarda le modalità di accesso. Ogni centrale è dotata di sistemi di filtrazione e scambiatori a piastre per il disaccoppiamento fra l’acqua di falda e l’acqua di condensazione. Le centrali termofrigorifere realizzate all’interno degli edifici prevedono l’impiego di 7 pompe di calore di potenzialità variabile da 236 a 1.527 kW e da 241 a 1.550 kW, oltre ad una unità di potenzialità termica pari a 65 kW, installata all’interno del lotto A1 per la produzione di acqua calda sanitaria.
Utilizzando l’acqua di falda come fonte termica a bassa temperatura o come fonte di raffreddamento, le pompe di calore sono in grado di produrre l’acqua calda e l’acqua refrigerata necessaria ad alimentare tutti i terminali dell’impianto. In funzionamento estivo l’acqua di falda è utilizzata per lo smaltimento del calore di condensazione. In funzionamento invernale è invece utilizzata come sorgente termica del carico frigorifero. Inoltre, durante il funzionamento estivo il fluido caldo a bassa temperatura viene prodotto mediante il recupero del calore di condensazione delle pompe di calore, dotate di appositi desurriscaldatori, grazie ai quali aumenta l’efficienza dell’impianto. Nelle centrali, sono inoltre installate le elettropompe per la circolazione dei fluidi nei circuiti primari e secondari. Gli impianti di climatizzazione sono prevalentemente di tipo a tutt’aria con ricircolo e portata variabile in funzione dei carichi effettivi, con possibilità di free cooling e sistema di recupero calore di tipo rotativo. Nelle unità di trattamento aria la miscela tra aria esterna e ricircolo viene filtrata in doppio stadio, riscaldata ed umidificata d’inverno e raffrescata e deumidificata d’estate. Gli uffici sono invece trattati con un sistema ad aria primaria e ventilconvettori a due tubi. All’interno dei vani tecnici orizzontali e verticali si sviluppa la distribuzione interna ai vari livelli, per alimentare sia gli organi terminali dell’aria (in mandata ed in estrazione) che gli organi terminali per il trattamento locale come cassette a portata variabile, ventilconvettori, radiatori, termoconvettori e pannelli a pavimento. Tutte le unità di trattamento aria, così come le centrali di generazione dei fluidi, sono dotate di un sistema di regolazione automatica. Queste scelte garantiscono il mantenimento delle condizioni prescritte consentendo notevoli risparmi dal punto di vista energetico. E’ inoltre previsto un sistema di supervisione grazie al quale è possibile monitorare e gestire i valori funzionali e di regolazione dell’impiantistica meccanica al servizio di tutto il complesso, in loco così come in remoto.